L’Ombra Digitale dell’Hospitality: le truffe VCC

Security Awareness
3 Ottobre 2025
L'Ombra Digitale dell'Hospitality: le truffe VCC

Nel mondo dell’ospitalità italiana, dietro la comodità delle prenotazioni online si nasconde una minaccia sempre più sofisticata: le truffe perpetrate attraverso le carte di credito virtuali (VCC) emesse dai portali di prenotazione. Un fenomeno che sta colpendo duramente le strutture ricettive del Belpaese, dalle piccole pensioni familiari ai grandi hotel di lusso.

Sebbene le statistiche precise siano difficili da quantificare a causa della natura spesso non denunciata di queste truffe, le associazioni di categoria registrano un preoccupante aumento dei casi. Le segnalazioni alle forze dell’ordine sono cresciute di moltissimo negli ultimi due anni, con danni economici che si stimano nell’ordine di decine di milioni di euro annui.

Le regioni più colpite sono quelle a maggiore vocazione turistica: Veneto, Toscana, Campania e Sicilia guidano la classifica delle denunce, ma il fenomeno si sta rapidamente espandendo anche in altre destinazioni.

Cosa sono le VCC e perché sono vulnerabili

Le carte di credito virtuali rappresentano una tecnologia progettata paradossalmente per aumentare la sicurezza: sono carte digitali monouso, generate automaticamente dai portali come Booking.com, Expedia o Airbnb per processare i pagamenti degli ospiti. Ogni VCC contiene un numero di carta temporaneo, una data di scadenza e un codice di sicurezza, proprio come una carta fisica, ma con una differenza cruciale: sono progettate per essere utilizzate una sola volta e per un importo specifico. Tutte le VCC devono essere addebitate entro 12 mesi dalla data di check-out, come specificato da Booking.com. Una finestra temporale che può diventare un’opportunità per i truffatori.

Le carte di credito virtuali vengono utilizzate per truffare sia gli albergatori sia i clienti.

Le truffe ai danni delle strutture

Il caso classico di truffa alla struttura ricettiva è quello dell’addetto al ricevimento che riceve una telefonata da qualcuno che si spaccia, ad esempio, per manutentore del software e che deve aggiornare il programma, chiedendo l’accesso da remoto e dicendo che in assenza di riscontro immediato verrà bloccata la possibilità di ricevere prenotazioni. La telefonata arriva in genere la sera e prende di sprovvista il malcapitato che non sa come comportarsi e spesso cade nella trappola aprendo le porte al criminale.

In altri casi, i criminali riescono a impossessarsi delle virtual card scavalcando gli addetti della struttura attraverso un Trojan horse, cioè un malware che si presenta come un software legittimo e inganna l’utente, ottenendo l’accesso al sistema informatico. Si tratta comunque di un errore umano perché i cavalli di Troia vengono installati dalle persone magari aprendo una link su un email o scaricando file da siti non sicuri.

L’ASAT (Associazione Albergatori) denuncia che periodicamente le giungono segnalazioni di false prenotazioni effettuate con carte di credito probabilmente clonate o rubate. In questo schema, i criminali utilizzano dati di carte di credito rubate per generare prenotazioni false attraverso i portali, creando VCC apparentemente legittime che l’hotel tenta di addebitare, scoprendone successivamente l’origine fraudolenta.

Un meccanismo più sofisticato sfrutta il fatto che le VCC hanno finestre temporali precise per l’addebito. I truffatori creano prenotazioni legittime ma poi manipolano i sistemi per far scadere le carte prima che l’hotel possa addebitarle, lasciando la struttura senza compenso per i servizi erogati.

Le truffe ai danni del cliente

Quella più diffusa coinvolge comunicazioni fraudolente che sembrano provenire direttamente dalla struttura ricettiva. I truffatori, spacciandosi per il personale dell’hotel, contattano gli ospiti richiedendo un secondo pagamento per presunte “verifiche di sicurezza” o “conferme di prenotazione”.

Oltre a questo tipo di messaggio, si sono verificati anche casi in cui l’ospite viene contattato tramite WhatsApp. Non viene chiesto il pagamento ma solo l’inserimento delle credenziali della carta di credito per motivi di verifica e per tenere attiva la prenotazione. Un modo per ottenere i dati della carta di credito del cliente, presentando la richiesta come semplice procedura tecnica

I criminali più abili combinano tecniche di phishing e social engineering, creando siti web fasulli che imitano perfettamente le interfacce dei portali di prenotazione. Attraverso questi siti, raccolgono dati sensibili sia dagli ospiti che dalle strutture ricettive, che poi utilizzano per generare VCC fraudolente.

Naturalmente anche quando il furto avviene ai danni del cliente, la struttura viene colpita duramente perché è lei ad aver subito la violazione dei sistemi e il data breach da cui sono stati sottratti nomi, indirizzi e recapiti degli ospiti o aspiranti tali. Un danno reputazionale importante che si trasforma velocemente in danno economico.

Come riconoscere una truffa VCC

Segnali di allarme per le strutture

Prenotazioni sospette:

  • Prenotazioni multiple consecutive dallo stesso IP ma con nomi diversi
  • Richieste di camere premium con pagamento anticipato completo
  • Comunicazioni con errori grammaticali o linguistici anomali
  • Urgenza eccessiva nelle comunicazioni post-prenotazione

Anomalie tecniche:

  • VCC che vengono rifiutate ripetutamente dal sistema di pagamento
  • Discrepanze tra l’importo autorizzato e quello della prenotazione
  • Richieste di modifica dei dettagli di pagamento dopo la conferma

Red flag per i viaggiatori

  • Richieste di pagamenti aggiuntivi tramite canali diversi dal portale ufficiale
  • Email o messaggi che richiedono dati personali “per verifiche di sicurezza”
  • Comunicazioni che creano urgenza artificiale (“deve pagare entro un’ora”)
  • Link sospetti che non rimandano al dominio ufficiale del portale

Strategie di protezione

Le strutture più avanzate stanno adottando sistemi che incrociano i dati della VCC con quelli del portale di prenotazione in tempo reale, verificando la corrispondenza tra importi, date e codici di riferimento. Anche l’adozione di algoritmi di machine learning può aiutare a identificare pattern anomali nelle prenotazioni, segnalando automaticamente situazioni potenzialmente fraudolente per una verifica manuale.

Per le strutture che invece ancora devono adeguarsi è importante: non richiedere mai pagamenti aggiuntivi tramite canali non ufficiali; verificare sempre l’identità dell’ospite attraverso i canali del portale; documentare ogni comunicazione sospetta per eventuali denunce.

Anche i grandi portali di prenotazione stanno reagendo al fenomeno implementando misure di sicurezza sempre più sofisticate. Booking.com, ad esempio, ha introdotto sistemi di intelligenza artificiale per monitorare le transazioni sospette e ha rafforzato i protocolli di verifica dell’identità degli utenti.

Tuttavia, la natura aperta di questi ecosistemi digitali rende impossibile eliminare completamente il rischio, rendendo necessaria una collaborazione attiva tra portali, strutture ricettive e autorità competenti.

Cosa Fare in Caso di Truffa

Per le Strutture Ricettive

  1. Denuncia Immediata: Contattare immediatamente la Polizia Postale e presentare denuncia formale
  2. Documentazione: Conservare tutti i documenti relativi alla transazione fraudolenta
  3. Comunicazione con il Portale: Segnalare l’incidente al portale di prenotazione attraverso i canali ufficiali

Per i Viaggiatori

  1. Blocco Carte: Bloccare immediatamente tutte le carte di credito coinvolte
  2. Segnalazione Bancaria: Contattare la propria banca per segnalare le transazioni sospette
  3. Denuncia: Presentare denuncia presso la Polizia Postale più vicina
  4. Monitoraggio: Verificare regolarmente gli estratti conto nei mesi successivi

Le truffe VCC rappresentano dunque una minaccia reale e crescente per l’industria turistica italiana. Tuttavia, con la giusta combinazione di tecnologia, formazione e vigilanza, è possibile ridurre significativamente i rischi. La trasformazione digitale dell’ospitalità non deve essere fermata dalla paura delle truffe, ma deve essere accompagnata da una cultura della sicurezza informatica che protegga tutti gli attori della filiera turistica.

Una cosa è certa: il fattore umano rimane cruciale. Il personale deve essere adeguatamente formato per riconoscere i segnali di una truffa e per gestire correttamente le procedure di verifica dei pagamenti. Il panorama della formazione è però anch’esso molto complesso e dunque la scelta su quale percorso intraprendere rimane cruciale nel determinarne l’efficacia. E’ importante affidarsi a chi fa della formazione sulla sicurezza informatica una vera e propria missione, rimanendo sempre al passo con l’evoluzione del crimine e della tecnologia e offrendo percorsi mirati e continuativi che mettano tutto il personale in grado di riconoscere e bloccare per tempo una truffa cyber.

Per il settore turistico, come per tutti i settori produttivi deve essere chiaro ormai che la sicurezza digitale non è un costo, ma un investimento necessario sulla sostenibilità e sulla reputazione. Solo strutture preparate e consapevoli potranno continuare a offrire ai propri ospiti l’eccellenza dell’accoglienza italiana, proteggendola dalle insidie del mondo digitale.

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