Quali sono le dinamiche che ci spingono a cercare informazioni sul covid-19 in maniera spasmodica e cosa ci spinge a credere e a diffondere notizie senza verificarle? Vediamo i rischi che stiamo correndo ad alimentare questa modalità disfunzionale di gestione del panico e delle paure e come possiamo tutelarci
Ripreso da un articolo pubblicato su AgendaDigitale.eu
In questa fase di emergenza da Covid-19 la ricerca spasmodica di informazioni si sta rivelando una modalità disfunzionale prevalente di gestione del panico e delle paure.
Ad alimentarla, una quantità dilagante di informazioni, talvolta non valutate con accuratezza, che rende difficile orientarsi su un argomento delicato come quella della pandemia in corso.
Un dato che conferma questa tendenza arriva, ad esempio, dalla edizione speciale dell’Osservatorio sulla disinformazione online dedicato al tema del Covid-19 pubblicato dal Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni. In ambito medico-sanitario il 38% delle notizie pubblicate da fonti di disinformazione ha riguardato l’epidemia e dal 9 al 22 marzo, il 36% di tutti i post/tweet delle fonti di disinformazione ha avuto come argomentazione il Covid-19.
Mentre, insomma, il desiderio di calibrare in noi la percezione del rischio ci spinge a cercare ossessivamente informazioni più rassicuranti, i media (soprattutto quelli che diffondo false informazioni) ci espongono per lo più a cronache allarmanti facendo aumentare la sproporzione tra pericoli oggettivi e paure personali.
Ed è in questo scenario di fragilità psicologica che si innesca il pericolo della diffusione virale di fake news.
Indice degli argomenti trattati nell’articolo
- Perché cadiamo nel tranello delle fake news
- Le dinamiche in gioco
- L’ultima chance e il bisogno di condivisione
- La Google News Initiative
- Le dieci Fake News più diffuse in Italia sul Coronavirus
- La lotta dei giganti della tecnologia contro l’infodemia
- Come difendersi
Annalisa Albergo
Cyber Security Awareness Specialist