ReLife Group e Cyber Guru: La security awareness al servizio dell’economia circolare
ReLife Group rappresenta un’eccellenza italiana nel settore dell’economia circolare, con un modello di business unico che integra l’intera filiera del riciclo. Leader nazionale nella gestione e valorizzazione delle raccolte differenziate, il Gruppo trasforma circa 1 milione di tonnellate all’anno di rifiuti solidi urbani e industriali in nuovi prodotti, con un fatturato di 400 milioni di euro e un gruppo di circa 1000 dipendenti in costante crescita.
Il cuore dell’attività di ReLife si articola attraverso quattro divisioni operative:
- ReLife Recycling – si occupa di raccolta, trasporto, selezione e avvio al riciclo di materiali recuperabili nel centro-nord Italia, trasformando gli scarti in combustibile solido secondario (CSS) destinato ai cementifici per sostituire il carbone fossile.
- ReLife Paper Mill – trasforma ogni anno 125.000 tonnellate di materie prime seconde a base cellulosica in cartone, cartoncino, tubi e altri prodotti, producendo oltre 110.000 tonnellate di nuovi materiali.
- ReLife Paper Packaging – gestisce tre scatolifici integrati che producono oltre 170 milioni di metri quadrati di cartone ondulato all’anno, utilizzando oltre l’80% di carta riciclata.
- ReLife Plastic Packaging – trasforma oltre 15.000 tonnellate di granulo in 2,5 miliardi di sacchi con contenuto medio di plastica riciclata superiore all’80%, producendo 800 diversi prodotti che spaziano dai sacchetti alimentari ai sacchi per la raccolta dei rifiuti.
In un contesto di crescita continua e forte digitalizzazione dei processi, il Gruppo ha posto particolare attenzione alla sicurezza informatica, scegliendo di investire nella formazione del personale attraverso la piattaforma Cyber Guru. Ne abbiamo parlato con Irakli Bano, CISO di ReLife Group, che ci ha raccontato l’esperienza dell’azienda.
“Il nostro DNA – spiega Bano – è fare economia circolare, trasformando un rifiuto che non ha più valore e facendolo tornare sullo scaffale come prodotto finito. È un’operazione complessa nella quale la parte tecnologica assume un ruolo determinante e che ci costringe ad essere sempre al passo con i tempi sul fronte della sicurezza.”
Il punto di partenza per la costruzione di una strategia di difesa è stata, per ReLife, la consapevolezza della vulnerabilità umana.
“Oggi – dice Bano – circa l’80% degli attacchi nasce da un errore umano. Per far crescere la consapevolezza all’interno dell’azienda abbiamo cercato una piattaforma in grado di formare il personale in modo snello e continuativo formando la giusta consapevolezza, che consideriamo il punto di partenza per ogni tipo di difesa dal cyber crime”.
La decisione di affidarsi a Cyber Guru è maturata dopo un’attenta valutazione delle varie soluzioni disponibili sul mercato. “Ci hanno soprattutto convinto tre pilastri”, racconta il Ciso dell’azienda. “L’awareness, la gamification, che ha funzionato molto bene, e il premio alle annualità che ha incentivato la partecipazione. Un altro punto importante che ci ha convinti è la garanzia da parte di Cyber Guru di diventare tutti capaci, in tempi congrui, di riconoscere le minacce e di misurarsi con esse. Inoltre, la piattaforma ci offre l’opportunità di valutare i risultati attraverso simulazioni mensili”.
Il percorso, giunto ormai al quarto anno, ha mostrato benefici significativi già dalla fine del primo anno. Del resto, i numeri parlano chiaro e testimoniano l’efficacia dell’approccio adottato da ReLife. “Inizialmente avevamo una percentuale del 40-50% dei tentativi di phishing andati a buon fine – rivela Bano – oggi arriviamo a un 15% di click senza inserimento di credenziali e un massimo del 5% con inserimento delle credenziali“.
Un cambiamento culturale a tutti i livelli
Il cambiamento più significativo riguarda l’atteggiamento dei dipendenti di fronte alle continue e sempre più raffinate minacce informatiche. “Prima di iniziare il percorso formativo, in pochi erano davvero in grado di intercettare una minaccia. Per fortuna non abbiamo mai avuto incidenti seri ma non mi sarei stupito se alla finta richiesta di bonificare una somma da parte dell’AD di turno, qualcuno avesse dato un seguito. Oggi sono sicuro che questo rischio non c’è più perché il dubbio è diventato il primo elemento da prendere in considerazione e l’attenzione è molto più alta, a tutti i livelli e per tutte le figure aziendali”.
Inoltre, la necessità di una solida cultura della cybersecurity è rafforzata anche dagli obblighi normativi: “Per la nuova normativa NIS2, gestendo i rifiuti, rientriamo nella categoria dei soggetti importanti e dunque siamo obbligati ad essere compliance. Ma in ogni caso, siamo convinti che oggi sia fondamentale creare una vera e propria cultura in sicurezza cyber. Perché, al netto dell’adozione di tutte le possibili misure tecnologiche, che rimangono un punto di partenza, la preparazione del fattore umano è la strada più efficace. Non serve a niente, infatti, dotarsi di porte blindate se poi c’è qualcuno in azienda che spalanca la porta al ladro di turno che suona il campanello”.
Guardando al futuro, Bano è consapevole delle sfide che l’evoluzione tecnologica porta con sé: “Se da una parte l’AI aiuterà i criminali a costruire attacchi sempre più sofisticati, con partner come Cyber Guru siamo sicuri di riuscire a gestirli, grazie alla validità del percorso formativo che è motivante, stimolante, sempre aggiornato e di grande fruibilità. Inoltre, ha forti ricadute nella vita di tutti i giorni dei dipendenti che possono portare in famiglia e nella loro quotidianità, tutto ciò che imparano in azienda, costruendo un nucleo di sicurezza anche nel loro privato”.





